Indelebile
In ottobre a Lettere si è tenuto il XV Concorso Letterario.
Quest'anno il tema si ispirava ad una poesia di Montale, "
Limoni", in cui egli racconta di un'esperienza improvvisa di corrispondenza, di gioia, che si strada nel grigiore quotidiano. Tutti hanno vissuto un attimo, un momento, anche un solo istante, in cui la possibilità di felicità si è manifestata con chiarezza. La domanda centrale era quindi: "Può quest'attimo permanere?"
Bè con sorpresa di tanti e soprattutto mia, ho partecipato anche io quest'anno.
L'ho fatto più che altro per avere un giudizio sul mio lavoro, non per altro, non sarei mai stata in grado di vincere (e infatti non è andata così).
Ma ho un pò paura che la mia poesia non sia stata capita fino in fondo.. forse sono stata un pò criptica, me ne rendo conto anche da sola, ma dopotutto non avevo scritto per colpire una giuria e vincere un concorso, avevo scritto per me, io capisco cosa voglio dire, e sono contenta di averlo reso in una forma artistica.
Ho parlato con qualche membro della giuria, mi hanno detto che se voglio un commento personale devo passare dallo Student Office, però si ricordavano della mia poesia.. hanno detto che ersa piaciuta anche quella, e che ha fatto parte del ballottaggio... mah! Io ci credo poco, penso che l'abbia detto più che altro per non scoraggiarmi troppo, ho apprezzato.
Appena saprò le loro critiche precise ve le farò sapere...
Siccome tengo anche alle vostre critiche, ai vostri commenti e suggerimenti... vi "presento"
INDELEBILE:
Laconici sguardi rivolti, al mare,
Alla luce del faro, scenari di
Favole di felicità
Eterna , che ci accompagnano
La sera, ogni notte, quando
In sogno, solo, l’uomo è libero,
Capace di dissetarsi, con
I suoi desideri come scrosci d’acqua,
Tante, troppe, volte,
Alla realtà inariditisi.
Vedrò ancora i tuoi occhi curiosi,
Illuminarsi, fugacemente cercandomi
Vedrò ancora, di perla, il tuo sorriso
E si spalancherà nel profumo del sale.
Istanti di rapimento e piacere
Non sono leggere piume nel vento,
Diventano indelebili incisioni nel cuore
E lì non più sfuggevoli,
Li continueremo ad assaporare
Ebbri di te e di me, ebbri di noi, dei
Battiti nostri all’unisono
In quegli attimi in cui
L’aria, l’acqua, il sole
E tutto intorno a noi, rifletteva, noi.
Nuvole, coriandoli, aquiloni
E frenesia di colori, e fragranze, mentre
Immaginiamo un bacio, che duri per sempre.
Sì, rivivremo tutto nell’
Onirico mondo, nei
Grovigli dei ricordi,
Nell’infinito amore, ritrovando,
Insieme la felicità.
12/10/2006
4 novembre 1966
È l'alba del 4 novembre 1966, 40 anni fa, quando, dopo alcuni giorni di piogge intense e ininterrotte, l'Arno rompe gli argini a Firenze: l'acqua inonda le strade e sale fino ai primi piani delle case. Una targa, posta in via dei Neri ricorderà il punto più alto raggiunto dall'ondata di piena: 4 metri e 92 centimetri.
«Tutto è cominciato all'improvviso, senza segnali, senza che fosse possibile sapere in tempo...», come recitava con voce commossa Richard Burton, nel commento alle prime immagini di quella catastrofe. Una grande tragedia, un evento che ha segnato per sempre la storia della città e che è rimasto incancellabile nella memoria non solo dei fiorentini, ma del mondo intero.
Tutti i musei, le chiese, i luoghi d'arte sono allagati: l'acqua entra in Palazzo Vecchio, nel Duomo, nel Battistero, mentre la furia del fiume sventra le botteghe degli orafi sul Ponte Vecchio, procurando gravi danni anche al soprastante Corridoio Vasariano.
Il Crocifisso di Cimabue della Basilica di Santa Croce, gravemente danneggiato dall'acqua e dal fango, diventa simbolo della tragedia che colpisce non solo la popolazione, ma anche l'arte e la storia. Le acque si ritireranno due giorni dopo, lasciando Firenze sepolta e imbrattata da fango, nafta e montagne di detriti e masserizie. Decine di persone morirono, mancarono l'acqua, i viveri el'energia elettrica per giorni.
Ma, nella costernazione per l'immenso disastro, sorge immediato e prepotente uno spirito di solidarietà che coinvolge non solo i fiorentini, ma anche volontari provenienti da ogni parte d'Italia e del mondo: si comincia a spalare il fango, a distribuire i viveri e, con straordinario spirito di sacrificio, migliaia di giovani si dedicheranno a recuperare dal fango i quadri, i libri, le opere d'arte, dando il loro contributo decisivo per salvare il patrimonio artistico di Firenze, così gravemente danneggiato dallo scempio dell'alluvione.


Questo, più o meno, è ciò che si legge sui quotidiani oggi….
Inoltre a Firenze sono in atto molte cerimonie, mostre, eventi particolari, giochi di luce sull’Arno. Vedere il documentario di Zeffirelli è stato molto commovente. I luoghi in cui sono abituata a passeggiare quotidianamente, i viali davanti alla mia università, gli argini del fiume che vedo dalla finestra della biblioteca, crollati con la semplicità con cui si distrugge un castello di sabbia.. Come affronterebbe oggi Firenze un disastro del genere? Non so, forse con le strutture di oggi, è quasi impossibile che riaccada, ma i piccoli torrenti limitrofi alla città continuano a mostrare la forza della loro acqua… Il Bisenzio, il Mensola, il Mugnone, il Grassina (per citarne alcuni) si fanno ancora sentire di tanto intanto, e mia nonna ne sa qualcosa. La Natura è una potenza da non sottovalutare.
In ogni caso, Firenze è risorta da quel disastro, forse più bella di prima, sicuramente più forte, e conscia della sua importanza e del rispetto che le porta il mondo, perché ciò che non distrugge fortifica e perché la mia città è un museo all’aperto, una perla rara, magica, patria di arte, cultura, poesia e una fonte di orgoglio.
(E poi, vogliamo dirlo? E’ la città in cui vivo io… se non è un motivo di importanza questo!!!!!)