06 aprile 2007

Le Vite degli Altri

Quella di ieri potremmo definirla una serata all'insegna del cinema d'Essai.
L'anteprima de "Le Vite degli Altri" ha riservato, alla Laurina e a me, spettatrici a gratis dell'ultima fila del cinema "Fiorella", un coinvolgimento inaspettato, commozione e partecipazione. Topici i momenti di "tifo sfegatato" per la "redenzione" del capitano....
Un film che consiglio, perchè tutti i film che parlano di vita reale andrebbero visti, perchè la vita vissuta in situazioni cosi opprimenti, di mancanza di libertà, di continuo controllo, dovrebbe aprirci gli occhi sulle nostre possibilità e sulla nostra fortuna.
L'essere nati in una parte del mondo dove in fondo in fondo i problemi che ci sono ce li creiamo da soli, dove le sfortune o i drammi spesso non intaccano la bolla di vetro dentro la quale cresciamo, in realtà sono tutte scuse. Dovremmo aprire gli occhi di più in tutto... perchè quello che accade al nostro vicino prima o poi potrebbe accadere anche a noi....
Oddio forse sto un pò divagando... comunque io se non lo avessi visto o lo andrei a vedere!!!

Vi scrivo la recennsione "seria" del film, magari questa vi convince di più!!!
Berlino Est, 1984. Il capitano Gerd Wiesler è un abile e inflessibile agente della Stasi, la polizia di stato che spia e controlla la vita dei cittadini della DDR. Un idealista votato alla causa comunista, servita con diligente scrupolo.
Dopo aver assistito alla pièce teatrale di Georg Dreyman, un noto drammaturgo dell'Est che si attiene alle linee del partito, gli viene ordinato di sorvegliarlo. Il ministro della cultura Bruno Hempf si è invaghito della compagna di Dreyman, l'attrice Christa-Maria Sieland, e vorrebbe trovare prove a carico dell'artista per avere campo libero. Ma l'intercettazione sortirà l'esito opposto, Wiesler entrerà nelle loro vite non per denunciarle ma per diventarne complice discreto. La trasformazione e la sensibilità dello scrittore lo toccheranno profondamente fino ad abiurare una fede incompatibile con l'amore, l'umanità e la compassione.
All'epoca dei fatti, quando le Germanie erano due e un muro lungo 46 km attraversava le strade e il cuore dei tedeschi, il regista Florian Henckel von Donnersmarck era poco più che un bambino. Per questa ragione ha riempito il suo film dei dettagli che colpirono il fanciullo che era allora. L'incoscienza e la paura diffuse nella sua preziosa opera prima sono quelle di un'infanzia dotata di un eccellente spirito di osservazione. La riflessione e l'interesse per il comportamento della popolazione, degli artisti e degli intellettuali nei confronti del regime comunista appartengono invece a uno sguardo adulto e documentato sulla materia. Ricordi personali e documenti raccolti rievocano sullo schermo gli ultimi anni di un sistema che finirà per implodere e abbattere il Muro.
La stretta sorveglianza, le perquisizioni, gli interrogatori, la prigionia, la limitazione di ogni forma di espressione e l'impossibilità di essere o pensarsi felici sono problemi troppo grandi per un bambino.
Le vite degli altri
ha così il filo conduttore ideale nel personaggio dell'agente della Stasi, nascosto in uno scantinato a pochi isolati dall'appartamento della coppia protagonista. È lui, la spia, il singolare deus ex machina che non interviene dall'alto, come nella tragedia greca, ma opera dal basso, chiuso tra le pareti dell'ideologia abbattuta dalla bellezza dell'uomo e dalla sua arte. Personaggio dolente e civilissimo, ideologo del regime che in un momento imprecisato del suo incarico si trasforma in oppositore. Il "metodo" della sorveglianza diventa per lui fonte di disinganno e di sofferenza, perchè lo costringe a entrare nella vita degli altri, che si ingegnano per conservarsi vivi o per andare fino in fondo con le loro idee. Gerd Wiesler contribuisce alla riuscita dello "spettacolo" con suggerimenti, correzioni (alle azioni della polizia), aggiustamenti (dei resoconti di polizia) e note di regia che se non avranno il plauso dei superiori avranno quello dei sorvegliati. "Attori" che recitano la vita ai microfoni della Stasi e nella cuffia stereo dei suoi funzionari.
La vita quotidiana fatta di paure ed espedienti è restituita da una fotografia cupa e bruna, tinte monocromatiche che avvolgono i personaggi decisi a sopravvivere, a compromettersi e a resistere. La Stasi aveva un esercito di infiltrati, duecentomila collaboratori, Donnersmarck ne ha scelto uno e lo ha drammatizzato con la prova matura e sorprendente di Ulrich Mühe. Il drammaturgo "spiato" è invece Sebastian Koch, l'ufficiale riabilitato di Black Book, intellettuale "resistente" per salvare l'anima del teatro e della Germania.

5 Comments:

At 09 aprile, 2007 14:50, Anonymous Anonimo said...

Non sono un fan di questi film, anche se qualcuno magari capita di vedelo!!
cmq auguri costy eh:-))

 
At 10 aprile, 2007 23:47, Blogger Cily said...

E' piaciuto molto anche a me questo film.. si si! E non credevo che andasse a finire in quel modo! Talvolta una persona cambia, anche la più testarda e cocciuta.. ma non sembre intendiamoci!..Alle volte! L'importante è rendersi conto di un errore.. sbagliare è umano, perseverare è diabolico!

 
At 11 aprile, 2007 14:41, Blogger Costy said...

E ovviamente a noi cosa piace fare??? Perseverare!!!!!!!! ih ih ih!!! Bacio

 
At 11 aprile, 2007 19:12, Anonymous Anonimo said...

a me no sinceramente^_^

 
At 20 aprile, 2007 19:01, Anonymous Anonimo said...

Ciao Costy anke a me ha molto colpito in positivo qst film e devo dire che sei stata proprio tu cn il tuo intervento a spingermi ad andarlo a vedere. Perciò grazie!!
Giulia

 

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